Stabilimenti balneari sotto inchiesta. Sarebbero moltissimi quelli che rischierebbero grosso. Verifiche e controlli scattati a seguito di esposti di chi non approva e magari sa che il demanio marittimo non è equiparabile alla proprietà privata. Mentre le inchieste sono in corso, l'estate si avvicina e i balneatori continuano ad edificare. Spesso vengono concessi permessi per allestire strutture removibili, da lasciare il tempo di una estate ma sulla riviera è tutto un pullulare di recinzioni, piscine, tende da sole che da un anno all'altro diventano prima tettoie fisse poi verande chiuse andando a raddoppiare la cubatura esistente, piste da ballo in cemento, aiuole e rimesse.
STABILIMENTI, VA DI MODA IL RADDOPPIO - IL VIDEO, 9 KM DI COSTA SENZA MARE - SALVAGUARDIA LITORALE PORTANUOVA, IL DIBATTITO
Basta guardare con attenzione e si noterà che non c'è solo qualche metro di stoffa o compensato ma vere e proprie fondamenta in cemento che vengon su dalla sera alla mattina.Il Tar d'Abruzzo ha già condannato lo scorso 19 febbraio lo stabilimento La Sirenetta a rimuovere le pareti e il tetto in legno che di fatto gli consentiranno di far mangiare i suoi clienti sul marciapiede. Il giudice è stato chiaro: togliere la struttura anche perché il titolare aveva ottenuto dal Comune il permesso per costruire una struttura leggera, in sostituzione di una tenda ombreggiante installata all'ingresso del ristorante. Ma la struttura da lì non si muove e probabilmente resterà per tutta l'estate.Ora c'è questa nuova tegola sulla amministrazione comunale ed i balneatori dell'inchiesta condotta dalla Finanza di Pescara che potrebbe far emergere nuovi scenari o irregolarità. Addirittura ci sono alcuni che già ipotizzano un ricongiungimento con la mega inchiesta dell'urbanistica della Squadra Mobile. Quello che fa più pensare però non è tanto il comportamento dei piccoli imprenditori della città che cercano come possono di organizzarsi e prendono ispirazione spiando cosa fa il vicino. Se lo fa lui perché non posso farlo anche io? Con questo sistema la situazione si è ripetuta per quasi 9 km di costa. Il vero problema è che nelle linee di liberalizzazione del mercato e di privatizzazione delle attività economiche il demanio marittimo ha assunto una posizione singolare. «Per esso, infatti», spiega Loredana Di Paolo del comitato Mare Libero, «tali linee non hanno assolutamente inciso: così come i condoni per l'abusivismo edilizio non hanno riguardato gli immobili costruiti sul demanio marittimo, neppure la legge che ha consentito l'accessione invertita dei confinanti di suoli demaniali ha riguardato le aree marittime, espressamente escluse». Non solo. Adesso si assiste ad un forte irrigidimento sia della legislazione che della giurisprudenza nel senso della demanialità pubblica di tutte le aree comunque costiere, nonostante la loro forte valenza economica e di mercato, sia sotto l'aspetto industriale e produttivo che sotto quello commerciale e turistico.Questo si spiega, con una sempre più vigile coscienza ambientalista che vede una perversa coincidenza tra privatizzazione delle coste e loro cementificazione. «L'idea generale è che», continua Di Paola, «fin tanto che le spiagge, i lidi ed i porti restano in mano pubblica, diventa più difficile guastare l'ambiente, già così pesantemente compromesso dall'abusivismo. In questo modo si può conservare per l'utilità generale dei beni che, altrimenti, sarebbero definitivamente assoggettati all'esclusivo interesse o godimento dei soggetti economicamente più forti».
Basta guardare con attenzione e si noterà che non c'è solo qualche metro di stoffa o compensato ma vere e proprie fondamenta in cemento che vengon su dalla sera alla mattina.Il Tar d'Abruzzo ha già condannato lo scorso 19 febbraio lo stabilimento La Sirenetta a rimuovere le pareti e il tetto in legno che di fatto gli consentiranno di far mangiare i suoi clienti sul marciapiede. Il giudice è stato chiaro: togliere la struttura anche perché il titolare aveva ottenuto dal Comune il permesso per costruire una struttura leggera, in sostituzione di una tenda ombreggiante installata all'ingresso del ristorante. Ma la struttura da lì non si muove e probabilmente resterà per tutta l'estate.Ora c'è questa nuova tegola sulla amministrazione comunale ed i balneatori dell'inchiesta condotta dalla Finanza di Pescara che potrebbe far emergere nuovi scenari o irregolarità. Addirittura ci sono alcuni che già ipotizzano un ricongiungimento con la mega inchiesta dell'urbanistica della Squadra Mobile. Quello che fa più pensare però non è tanto il comportamento dei piccoli imprenditori della città che cercano come possono di organizzarsi e prendono ispirazione spiando cosa fa il vicino. Se lo fa lui perché non posso farlo anche io? Con questo sistema la situazione si è ripetuta per quasi 9 km di costa. Il vero problema è che nelle linee di liberalizzazione del mercato e di privatizzazione delle attività economiche il demanio marittimo ha assunto una posizione singolare. «Per esso, infatti», spiega Loredana Di Paolo del comitato Mare Libero, «tali linee non hanno assolutamente inciso: così come i condoni per l'abusivismo edilizio non hanno riguardato gli immobili costruiti sul demanio marittimo, neppure la legge che ha consentito l'accessione invertita dei confinanti di suoli demaniali ha riguardato le aree marittime, espressamente escluse». Non solo. Adesso si assiste ad un forte irrigidimento sia della legislazione che della giurisprudenza nel senso della demanialità pubblica di tutte le aree comunque costiere, nonostante la loro forte valenza economica e di mercato, sia sotto l'aspetto industriale e produttivo che sotto quello commerciale e turistico.Questo si spiega, con una sempre più vigile coscienza ambientalista che vede una perversa coincidenza tra privatizzazione delle coste e loro cementificazione. «L'idea generale è che», continua Di Paola, «fin tanto che le spiagge, i lidi ed i porti restano in mano pubblica, diventa più difficile guastare l'ambiente, già così pesantemente compromesso dall'abusivismo. In questo modo si può conservare per l'utilità generale dei beni che, altrimenti, sarebbero definitivamente assoggettati all'esclusivo interesse o godimento dei soggetti economicamente più forti».
(tutto su www.primadanoi.it)
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