4 giugno 2007

Lettera delle ONG italiane al governo italiano

Lettera delle ONG italiane al governo italiano
perché facciano fermare gli attacchi nei campi profughi in Libano

Noi, ONG e Associazioni italiane impegnate in Libano in progetti di solidarieta´ e cooperazione internazionale trasmettiamo la nostra forte preoccupazione per la ennesima situazione di crisi che sta attraversando il nord del Libano. In particolare richiamiamo la vostra attenzione sulla difficile situazione che stanno vivendo i palestinesi del campo profughi di Nahar el Bared, sia quelli rimasti nel campo suddetto, sia quelli (circa 18.500 persone) che hanno trovato rifugio principalmente nel vicino campo di Beddawi, sistemati in affollate scuole e altri spazi pubblici.

A 10 giorni dall´inizio del conflitto tra l´esrecito libanese e il gruppo di Fatah el Islam presso il campo di Nahr el Bared, si registrano ancora pesanti combattimenti e la presenza circa 12000
profughi ancora residenti nel campo, che non hanno potuto o voluto abbandonare le loro case e che si trovano in un grave pericolo di vita.
Queste persone sono civili -tra cui anche un certo numero di bambini- estranei alle attività terroristiche. L´utilizzo da parte dell´esercito libanese, impossibilitato ad entrare nel campo, dell´artiglieria pesante, ha già colpito e distrutto circa 2000 tra abitazioni e strutture e con il passar dei giorni aumenta drammaticamente la probabilità di colpire la popolazione rimasta nell´
area.

Alcuni di noi lavorano direttamente con i Palestinesi dei campi, altri hanno delle relazioni di solidarieta´ di lunga data: tutti ci sentiamo coinvolti alla stessa maniera da questa nuova tragedia. Sentiamo quindi il dovere di mobilitarci non solo sul piano operativo -come siamo soliti fare attraverso progetti e concrete azioni di solidarietà- ma anche dal punto di vista politico, per richiamare con forza l´attenzione e l´impegno delle autorita´ italiane nei confronti di tutti quei Palestinesi che stanno vivendo questa assurda condizione di profughi tra i profughi.

In particolare, richiediamo con forza che il Governo Italiano, anche in occasione della visita del Ministro degli Esteri D´Alema in Libano, faccia tutto il possibile affinche´:
- Le ostilità in corso presso il campo di Nahr el Bared cessino immediatamente per consentire l´apertura di un corridoio umanitario ed evitare che il campo venga raso al suolo lasciando senza casa i suoi 40.000 abitanti;
- Sia assicurato ai profughi palestinesi ancora presso il campo di lasciare lo stesso e mettersi in salvo in un luogo sicuro anche con l´ assistenza delle organizzazioni umanitarie internazionali;
- Siano facilitati i soccorsi e gli aiuti ai profughi oltre che nella prima fase di emergenza anche per la seconda fase di rientro con la garanzia del sostegno materiale e della ricostruzione delle case e
delle strutture di pubblico servizio (scuole, servizi socio-sanitari, luoghi di aggregazione sociale,altro) gravemente danneggiate.
Chiediamo con forza che:
- L´Italia, avvalendosi del forte ruolo di mediatore che ha voluto coprire in Libano a seguito del conflitto dell´estate scorsa, utilizzi tutti gli strumenti a sua disposizione per intervenire anche a favore delle comunità palestinesi rifugiate in Libano a partire dal 1948;
- Il Governo italiano sollecito il Governo libanese affinché si adoperi politicamente e materialmente per migliorare le condizioni di vita dei rifugiati Palestinesi -costretti in 12 campi profughi- garantendo loro la possibilità di avere abitazioni adeguate, assistenza sanitaria, scuole, accesso al mercato del lavoro ed a tutti gli altri diritti fondamentali;
- Il Governo italiano e la comunità internazionale prendano una posizione ancora più decisa in favore della pace e della risoluzione dei conflitti che stanno sconvolgendo l´area medio orientale (Libano, Striscia di Gaza, Iraq) affinché finiscano le occupazioni militari e a tutti i popoli sia dato di controllare il proprio futuro.

Come ONG italiane operanti in Libano, vicine all´intera popolazione di questo paese e dell´area mediorientale, riteniamo ormai non più prorogabile per la comunità internazionale l´impegno prioritario e assoluto per la ricerca della pace attraverso la risoluzione dei conflitti: perché il nostro lavoro e la nostra presenza qui in Libano che non si può limitare all´assistenza umanitaria in situazioni di emergenza, ci impegna a farci portavoce delle istanze delle società civili che chiedono di essere tutelate e messe nelle condizioni di promuovere il proprio sviluppo liberamente e con la garanzia del rispetto dei diritti umani.

Le ONG e le Associazioni italiane impegnate in Libano:

Un Ponte per…, ARCS e Arci, Associazione per la Pace, Arci Ciss, Ricerca Cooperazione, Prosvil Terre des hommes Italia Cric

Ecco perché i balneatori pescaresi sono sotto inchiesta

SEQUESTRATO LO STABILIMENTO "LA VONGOLA".PESCARA.
Stabilimenti balneari sotto inchiesta. Sarebbero moltissimi quelli che rischierebbero grosso. Verifiche e controlli scattati a seguito di esposti di chi non approva e magari sa che il demanio marittimo non è equiparabile alla proprietà privata. Mentre le inchieste sono in corso, l'estate si avvicina e i balneatori continuano ad edificare. Spesso vengono concessi permessi per allestire strutture removibili, da lasciare il tempo di una estate ma sulla riviera è tutto un pullulare di recinzioni, piscine, tende da sole che da un anno all'altro diventano prima tettoie fisse poi verande chiuse andando a raddoppiare la cubatura esistente, piste da ballo in cemento, aiuole e rimesse.

STABILIMENTI, VA DI MODA IL RADDOPPIO - IL VIDEO, 9 KM DI COSTA SENZA MARE - SALVAGUARDIA LITORALE PORTANUOVA, IL DIBATTITO
Basta guardare con attenzione e si noterà che non c'è solo qualche metro di stoffa o compensato ma vere e proprie fondamenta in cemento che vengon su dalla sera alla mattina.Il Tar d'Abruzzo ha già condannato lo scorso 19 febbraio lo stabilimento La Sirenetta a rimuovere le pareti e il tetto in legno che di fatto gli consentiranno di far mangiare i suoi clienti sul marciapiede. Il giudice è stato chiaro: togliere la struttura anche perché il titolare aveva ottenuto dal Comune il permesso per costruire una struttura leggera, in sostituzione di una tenda ombreggiante installata all'ingresso del ristorante. Ma la struttura da lì non si muove e probabilmente resterà per tutta l'estate.Ora c'è questa nuova tegola sulla amministrazione comunale ed i balneatori dell'inchiesta condotta dalla Finanza di Pescara che potrebbe far emergere nuovi scenari o irregolarità. Addirittura ci sono alcuni che già ipotizzano un ricongiungimento con la mega inchiesta dell'urbanistica della Squadra Mobile. Quello che fa più pensare però non è tanto il comportamento dei piccoli imprenditori della città che cercano come possono di organizzarsi e prendono ispirazione spiando cosa fa il vicino. Se lo fa lui perché non posso farlo anche io? Con questo sistema la situazione si è ripetuta per quasi 9 km di costa. Il vero problema è che nelle linee di liberalizzazione del mercato e di privatizzazione delle attività economiche il demanio marittimo ha assunto una posizione singolare. «Per esso, infatti», spiega Loredana Di Paolo del comitato Mare Libero, «tali linee non hanno assolutamente inciso: così come i condoni per l'abusivismo edilizio non hanno riguardato gli immobili costruiti sul demanio marittimo, neppure la legge che ha consentito l'accessione invertita dei confinanti di suoli demaniali ha riguardato le aree marittime, espressamente escluse». Non solo. Adesso si assiste ad un forte irrigidimento sia della legislazione che della giurisprudenza nel senso della demanialità pubblica di tutte le aree comunque costiere, nonostante la loro forte valenza economica e di mercato, sia sotto l'aspetto industriale e produttivo che sotto quello commerciale e turistico.Questo si spiega, con una sempre più vigile coscienza ambientalista che vede una perversa coincidenza tra privatizzazione delle coste e loro cementificazione. «L'idea generale è che», continua Di Paola, «fin tanto che le spiagge, i lidi ed i porti restano in mano pubblica, diventa più difficile guastare l'ambiente, già così pesantemente compromesso dall'abusivismo. In questo modo si può conservare per l'utilità generale dei beni che, altrimenti, sarebbero definitivamente assoggettati all'esclusivo interesse o godimento dei soggetti economicamente più forti».